Chi canta attinge al proprio mondo immaginativo?

Dicotomia o antinomia - Voce parlata e Voce cantata

Molti studiosi di linguistica ritengono che la differenza tra la parola detta (voce parlata) e la voce cantata sia che la prima è costituita da una doppia connotazione: il significante, ovvero la forma esteriore, cioè la somma delle lettere e dei relativi suoni e il significato, il contenuto o il concetto a cui il significante rinvia, cioè l’immagine ad esso associata; mentre  la voce cantata, si avvalga prevalentemente della seconda connotazione, ovvero del significato. A mio avviso e in base alle mie personali elaborazioni delle tecniche per cantare apprese dalla tenera età e dal lungo percorso per diventare maestro di canto o vocal coach, nell’ormai noto inglesismo, è riduttivo e addirittura fuorviante affermare che la voce parlata racchiude un’immagine mentale ben precisa, mentre il canto ‘significa solo per se stesso’ e che, quindi, non presenta  necessariamente un significante al quale rifarsi. Infatti, questa concezione dicotomica della voce implica una scarsa attenzione, durante lo studio del canto,  al modo di parlare di una persona, che invece influenza moltissimo la voce cantata.  Nelle mie lezioni di canto on line dedico particolare attenzione allo studio della fonetica della lingua inglese, nelle sua divisione americano-britannica, non per un mero eccesso di pignoleria, ma perché ritengo sia imprescindibile per apprendere realmente i diversi stili di canto ( belting…), i quali sono indispensabili per veicolare le emozioni attraverso la voce, a partire proprio dalla voce parlata. 

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© 2024 Armando Polito Vocal Coach